giovedì 8 ottobre 2015

E Susanna non vien

E' il titolo di un bellissimo saggio, sulla trilogia dapontiana delle opere di Mozart, che mi regalò mesi fa Roceresale, sorridendo sul doppio senso della frase. Ma prima ancora è l'inizio di un recitativo delle Nozze di Figaro, appunto una delle opere della citata trilogia.



La tesi di questo saggio è che esiste un filo conduttore fra queste grandi opere, la passione amorosa espressa nella declinazione del piacere della schermaglia (Così fan tutte), nel turbine della follia fuori controllo fino a diventar criminale (Don Giovanni), e nella passione pura che riporta il disordine all'ordine (le Nozze di Figaro). A fianco di questo fil rouge, ci sono dei sottotemi comuni (ruoli simili con importanze diverse - ad esempio il conte d'Almaviva e Don Giovanni rappresentano il libertino con aspetti di compulsività diversi) che intrecciano le tre opere in modo indissolubile.

Delle tre, amo il Don Giovanni in modo particolare. Il saggio mi ha fatto nascere il desiderio di ascoltare con attenzione diversa anche le altre, sicché non mi sono lasciato scappare l'occasione, qualche giorno fa, di un canale di rappresentazione che avevo visto pubblicizzato ma non avevo mai provato: l'Opera al Cinema. Ho visto un cartellone che reclamizzava la diretta dal Covent Garden delle Nozze, in un cinema della mia città, e ci sono andato.

Come ho scritto in un recente post, la tecnologia moderna consente di fruire dell'Opera in modi diversi e nuovi, e di interpretarla in forme altrettanto varie. Una ripresa diretta di una rappresentazione operistica in teatro apparentemente non è altro che un reportage di un evento consueto, con la differenza di offrire a più persone la possibilità di partecipare allo spettacolo. Quella a cui ho assistito invece mi è sembrata un'intelligente applicazione della tecnologia per fruire in modo diverso della stessa messa in scena che i fortunati londinesi seduti al Covent Garden stavano godendosi.

Chi siede a teatro ha, per questioni fisiche, una visione del palcoscenico "globale" e, fatto salvo l'uso dei binocoli da teatro, non ha modo di apprezzare appieno le espressioni, la recitazione, l'aspetto fisico legato all'attorialità del cantante. Questa limitazione ha fatto si che in passato i cantanti d'opera fossero delle statuine poste sul palco, animate da movimenti standardizzati, e si concentrassero fondamentalmente sull'espressione vocale. La ripresa cinetelevisiva invece permette di "andare" sul palco, fruire delle espressioni, godere dell'aspetto recitativo del corpo. La generazione recente dei cantanti d'opera ha imparato che non basta più una gran voce, bisogna essere allo stesso tempo dei bravi attori, sapersi muovere, occupare la scena, recitare, mentre ci si sta concentrando sull'emissione vocale. Un ostacolo nuovo, una sfida impegnativa.
Lo spettacolo a cui ho assistito ha evidenziato questa caratteristica: ho visto una gran recita, quasi cinematografica, a corredo di un'esecuzione di alto livello dal punto di vista del canto. Mi è rimasto un dubbio, che è quasi certezza, ossia che la recita non sia stata effettuata cantando, e che si sia mixato in un secondo tempo voce e presa scenica. Ho avuto la sensazione che talvolta le labbra non fossero sincrone con il canto, come se i cantanti stessero recitando muovendo le labbra mentre ascoltavano l'opera preregistrata cantata da loro. Questo spiega la loro capacità di saltare a destra e a manca mentre cantano a squarciagola, uno sforzo difficilmente sopportabile anche da giovani cantanti come loro.

Benché qualche purista possa storcere il naso, io non sono contrario a questo approccio. E' una fase tecnica, come lo è la registrazione discografica: possibilità espressive nuove altrimenti precluse dalla rappresentazione classica. Per chi assiste è ben diverso ascoltare una grande voce che recita (l'opera è teatro in musica, il buon Monteverdi lo concepiva come recitar cantando), piuttosto che ascoltarla e basta, come se fosse un disco vivente.

Quindi grande spettacolo, a mio avviso. Un'esperienza che mi è piaciuta, ed un cast di cantanti di tutto riguardo (dal Covent Garden non ci si può aspettar di meno, peraltro).
Il trailer qui sotto da un'idea di quello che significa unire scena cinematografica a belcanto.

4 commenti:

i. ha detto...

chiamami. son preoccupata.

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@i.: Ohibò! Dev'esser grave assai! :D

i. ha detto...

scherzavo. cmq resto preoccupata- hai picchiato la testa. stai perdendo sangue ? (battuta di film anche questa. film troppo stucchevole perché tu l'abbia visto. anche se comincio a pensare che ti farebbe bene una bella full immersion in qualche minchiata assoluta.così per riprendersi un po')

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@i.: La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto cinquantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare (quasi cit.)